Berriquocoli per il Calendario del Cibo Italiano
“Bericuocoli, donne, e confortini!
Se ne volete, i nostri son dé fini.“
La canzona dé confortini – Lorenzo il Magnifico – Canti Carnacialeschi
Per la giornata che il Calendario del Cibo Italiano dedica ai biscotti di Natale ci siamo concentrati sui biscotti regionali. In Toscana, a Siena e provincia, sono famosi fin dai tempi antichi oltre ai cavallucci anche i berriquocoli, variante dei primi arricchita di cedro e noci.
Come recita la "canzona" di Lorenzo nelle feste della città di Firenze i venditori di confortini (pani
intrisi con spezie e miele) invitavano le donne a comprarne il più possibile. Questa
canzone è uno scritto piuttosto impertinente, parecchio in effetti, ma lo ricordiamo
perché parla dei berriquocoli. Il berriquocolo (Anton Francesco Grazzini detto
“Lasca” italianista e letterato del 1500 lo scrive così) sarebbe stato una
spezia, probabilmente quella con cui erano aromatizzati i confortini, il cui
nome deriva da praecoquum, bacocum dei latini, bacoco, bericocia o armeniaca in
italiano del tempo. Insomma, il prunus armeniaca ovvero l’albicocca.
Delle due tipologie di biscotti legati a Siena, i berriquocoli (bericuocoli,
berriquoccoli) sarebbero stati quindi già diffusi ai tempi di Lorenzo Il
Magnifico e presentano alcune differenze rispetto ai cavallucci come la
presenza di cedro candito e noci tritate, che rendono il gusto più intenso e
aromatico. Sembrano quindi derivare il loro nome
dalla bericoccola ( tutte le varianti del nome), cioè dall’albicocca perché in
origine dovevano avere una certa somiglianza con essa nella forma. Sono
tradizionalmente preparati durante le festività, hanno una forma
grossolanamente rotondeggiante e irregolare, un impasto molto consistente e
vengono spolverati di zucchero a velo. Non hanno grassi aggiunti, se non quelli
della frutta secca/noci e la loro è quindi una lavorazione antica le cui tracce
scritte risalgono fino al lontano 1515, quando il Comune di Siena decise di
regalarli, per le festività e a tutta la popolazione, in segno di buon augurio.
Il gusto di questi biscotti combina l'aroma delle spezie ai sapori della frutta
secca, tipico della consuetudine dolciaria senese (vedi ad esempio il Panforte
di Siena). Tradizionalmente erano biscotti che venivano preparati per essere
conservati a lungo e usati per la colazione o come dolce. Preparati in casa o
acquistati, possono essere confezionati e regalati nella calza della Befana. Si
usa servirli con vini liquorosi come il vino passito o il vinsanto, nei quali
vengono solitamente inzuppati.
Ho molto cercato una ricetta attendibile, ho anche comprato una
confezione di quelli già pronti per capire come dovevano essere e ho trovato
questa versione qui che ho riprodotto raddoppiando le dosi.
INGREDIENTI:
300 grammi di farina
220 grammi di zucchero
50 grammi di zucchero a velo
110 grammi di acqua
100 grammi di miele
40 grammi di cedro candito tritato finemente
40 grammi si scorza di arancia candita tritata finemente
1 cucchiaino di coriandolo e anice ben polverizzati
1 cucchiaino di cannella (omessa)
Un pizzico di ammoniaca per dolci
Mescolare
assieme la frutta candita (per le scorze di arancia candite in casa vedere qui), le noci, la farina, le spezie e amalgamare bene. In
un pentolino mescolare lo zucchero e l’acqua e cuocere senza far bollire sino a
far sciogliere lo zucchero. Attenzione a non cuocere troppo a lungo per evitare che i biscotti vengano alla fine troppo duri. Unire questo sciroppo ancora caldo agli
ingredienti secchi e mescolare bene. Aggiungere il miele e il bicarbonato.
Una
volta che l’impasto sarà raffreddato formare due filoni e, una volta ben
freddi, tagliare delle rondelle di circa 50 grammi l’una (due per un etto come
si suo dire) e dargli la forma di pallette irregolari.
Disporle su una teglia
su carta da forno e infornare a 130°C per 15-20 minuti. C’è chi li infarina
prima di cuocerli, io non l’ho fatto. Devono cuocere senza diventare scuri, e
restano piuttosto morbidi, sembrano crudi ma non lo sono e sfornateli lo stesso
perché cuocendo troppo rischiano di restare troppo duri. La consistenza è comunque presente, ma il cuore è morbido. Una volta sfornati lasciarli raffreddare e
cospargerli di zucchero a velo.
Devo dire che, assaggiato uno di quelli
“comprati” non ero rimasta molto soddisfatta, ma fatti in casa è davvero tutta
un’altra cosa!!
Fonti:
http://www.gamberorosso.it/
Con questa giornata dedicata ai biscotti di natale ne ho scoperti tantissimi, mai fatti ne mangiati. Anche questi non li conosco, non li ho mai assaggiati, ma solo a vederli mi verrebbe voglia di prenderne uno!!! Grazie per la ricetta devono essere ottimi!
RispondiEliminaGrazie a te per essere sempre così gentile!
EliminaEffettivamente sembrano una versione più raffinata dei nostri Cavallucci. Lo sai che non li ho mai assaggiati pur avendo Firenze a due passi? Però credo che siano buonissimi visto la presenza del cedro che amo tantissimo.
RispondiEliminaNon perderò occasione di assaggiarli la prossima volta che andrò a FIrenze.
Un forte abbraccio.
Un abbraccio Patrizia e grazie per essere passata da me :-)
EliminaAvendo avuto padre e nonni fiorentini, ho una certa conoscenza della gastronomia del luogo, ma questi biscotti non li ricordo proprio. E' l'occasione per provarli e imparare qualcosa di nuovo, grazie!
RispondiEliminaAnche io conoscevo i cavallucci, ma anche questi sono molto gradevoli sopratutto con i caditi fatti in casa :-9 Grazie
EliminaA parte che ci affonderei i denti subito, ma cos'è lo "zav"?
RispondiEliminaGrazie ... e grazie della domanda ho corretto è lo zucchero a velo :-) mi era sfuggito nella fretta
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